PIU’ NON  DICO   PAROLE
          Oggi mi fanno visita soltanto
            i gabbiani del nord,
            oggi, dopo la svolta del silenzio,
            la mia deserta Itaca respinge
            i curiosi impiccioni, i  farisei,
            gli spacciatori d’arte, i  consiglieri eunuchi:
            anche gli amici  - i fratelli di ieri –
            ignorano quest’eremo marino
            dove finisce il tempo mio e  lo spazio,
            dilacerando,  si consuma.
            Più non dico parole che lo  strazio
            della voce distorce, ma  pensieri dico
            a questo vento obliquo che  contorce
            gli alti cirri a ponente,  fragili pensieri
            che speravo tradurre  (inascoltato)
            a una folla di sordi, di  esegeti bolsi
            come cavalli da macellazione.
          Tu mi leggevi ed io raccolsi
            nei tuoi occhi i pensieri che  dicevo
            senza voce né frasi di poeta
            da macero, da oblio:  m’interpretavi
            come l’idioma di un antico  iddio
            noto a te sola, come un  fregio Assiro
            Babilonese.   Oggi mi legge il vento
            e mi ascolta il gabbiano  altoplanante
            che viene a farmi visita dal  nord
            per dispensarmi l’alta gloria  azzurra
            di questo cielo ultimo.