Coco Lafungia





Io mò vi dovrebbi contare la più celibe favola del mondo, ma però è troppo lunghissima essendo che è proprio un libbro sano sano e positivo vela riesumo per somme capore.

Cera una fiata
e cera un faligname di nome mestro Ciappetto la quale un bel giorno frabbicò un pupazzo, ma essendo che il ligname era turso, gli venette una picca fiacco e sarebbo addire col naso afforma di laianaro appunta. E avoglia che lo scorciava col rancieddo che quello piglia e cresceva arreto e come se ciò non basterebbe, quell’imberda di pupazzo piglia e si mette a parlare di cui mestro Ciappetto si ha pensato che teneva l’allucidazzioni datosi che andava sempre umbriaco, essendo che lui e comparisa mestro Girasa si fottevano più vino di una caratizza.
Ma poi si accorgette che quello parlava alla veramente e che ogne cosa che diceva era biscia e positivo a ogne parola quello fitente di naso si lungava dippiù e si aveva diventato quanto una naca di pero. E di soprappiù il pupazzo si crattava la capo ogne punto e momento, alla quale Ciappetto dicette fra sè essè: vuoi vedere che questo priso manco ha nato e già porta i pidocchi?
E fose così che lo chiamò Pidocchio.
Ecco che mediatamente principiarono i tilori d’iventre per il povero Ciappetto la quale fose restato accausa d’incerte malilengue la quale dicettero che lui gli dava mazzate a Pidoccchio e positivo chiamarono tolefonazzurro.
Nel mentre che Ciappetto stava a Viappia, Pidocchio rimanette a casa e facette quistioni con un Zuzzovivo Parlante che alla fine gli iaticò un martieddo e lo scrafazzò  in faccia a un parete.
Basta, a pena uscette di galera, mestro Ciappetto, pure che non teneva una lira che si sparava, che pure alla cantina andava a credenza, decedette che lo mandava alla scola e si vendette la giacchetta modochè gli comprava il libbro dove che s’impara a leggere, la quale si chiama Abbiccì Dario.
Ecquì ti voglio che quello puzzolente di pupazzo apposto di andare alla scola si sballò il libbro acquattro sordi e sene andiede a vedere il tiatrino dei marionetti come allui.
Acquesto punto la storia nottanta si capesce bene, datosi che la Utore Pollòdi dice che il marionettaro Mangiafuoco era un persono terribbile, tantè vero che voleva brusciare Pidocchio essendo che aveva spicciato le aschie per cucinare. Ma poi tutta una fiata si addiventa buono di cuore e a dirittura menchialire che nollo bruscia più e gli regala pure cinque monete doro dicendo: nà, portacele a quello miserrabile di tànota.
E Pidocchio sene andiede peccazzi suoi se tra lo quale sincontrò con un Iatto e una Vorpe la quale erano due delinguenti e rubbaladri. Ecco che quelli gli dicono: senti caro Pidocchio, se tu vieni connoi ti portiamo a una campagna maggica dove basta che metti sottaterra le cinque monete attipo sumenta di cocombrazzo e il cramatina trovi cresciuti cinque arvolicchi che apposto delle fogliazze cacciano una dirrupea di monete doro.
Ora e bene, dico io, è vero che quello era un pupazzo e positivo teneva la capo di tavola, ma com’è mai possibbile che uno ci può credere a una coglionaggine di questa maniera?
E come se ciò non basterebbe nel mentre che stava scendo a questa campagna, gli comparette l’anima del Zuzzovivo Parlante dicendo: ma si può sapere che fessassorda vai facendo? Nollo sai che le monete non sono libberze e positivo non potono crescere sull’arvoli?
Ma quell’imberda di Pidocchio nolli diede denzia dicendo che questi non soccazzi tuoi e io faccio quello che mi pareppiace e tu non mi devi più trubbare i canali che se no ti iatico un altro martieddo tutto anima come sei!
Camina e camina piglia e si trova di fronte due sassini che poi erano sempre il Iatto e la Vorpe con due sciamberghe nere per non farsi a canoscere. Mediatamente Pidocchio si scondette le monete sotto alla lengua e chiudette la vocca che non si apriva più manco collo scarpieddo, ma quelli dissonesti piglia e l’ompicarono a un arvolo di gniande dicendo fra sè essè: quando che muore strafogato la bocca la deve aprire anforza lui e i morti suoi. E spetta e spetta sotto all’arvolo ma quello noll’apriva manco tutto impicato, se tra lo quale i due prisi sene andiedero addormire dicendo che tornavano il cramatina.
Fortuna vuole che quella notte si mettette immezzo la Fata Porchina la quale facette sgorciare Pidocchio dal cacchio della corda e lo facette portare accasa sua dove che lo curò e lo facette sanare. Dopo dicchè gli chiedette addò fessassorsa aveva mettuto le monete che non si trovavano più, alla quale Pidocchio principiò addire buscie epputtanate che il naso si aveva diventato quanto un rimo di paranza. E finalmente uscette le cazzatora di monete din pata modochè il naso sene tornò apposto suo come prima.
Mò, mi dispiace per il signor Pollòdi, ma il libbro porta una scapocchionata che è proprio cosa di non credere.
Sarebbo addire che nel mentre che Pidocchio sene stava scendo accasa addò Ciappetto, s’incontrò arreto il Iatto e la Vorpe e dopo tutte le minchiate che aveva ricapitato, si facette pigliare pecculo un’altra fiata colla babbiata della piantaggione delle monete doro. E così, come se niente sarebbo stato, se ne andiede colloro a siminare i sordi che più minchialire non si può. Quando che avettero precato le monete la Vorpe e il Iatto gli dicettero che andava a pigliare un sicchio d’acqua per naffiare e come che Pidocchio si lontanò, quelli sprecarono il cacone e si fottettero i sordi fuggendo via a caloppo.
Finalmente quel mucculone di pupazzo si rendette di conto che l’avevano fottuto e pensò bene che andava a fare una qualera al giudice. E non vuoi che, doppo che Pidocchio gli contò il fatto, il giudice piglia e lo condanna allui a quattro mesi di preclusione?
Acquesto punto sono daccordo con signor Pollòdi, datosi che pure ai tiempi di mò se un cristiano onesto và a cercare grazzia gli fanno giustizzia e invece di avere raggione vaffinire che passa un terramoto di uai.
Basta, quando uscette di Viappia, Pidocchio sene voleva tornare dalla fata Porchina che almeno mangiava appanza franca, ma quando arrivò accasa sua, la signora Cozza Monacella gli dicette che la fata nel fammentre aveva morta senza dire neà e nebbà.
Il povero pupazzo non sapeva più addò cagno sbattere la capo, quandecco che si rappresentò un Palombo che gli dicette: vedi che mestro Ciappetto si trova immezzo al mare con la varchicella appericolo che s’iffonda essendo che ci stà una tempesta e se vuoi ti porto avvolo abbasso alla alla marina e ti faccio vedere.
Ma Pidocchio non facette manco attempo a rivare che vedette la varchicella scolare appicco sotto le iondole e dicette fra sè essè: menchiapapa che tànoma Ciappetto si ha infocato come un sorge.
Acquì cominciano una seria di peripatetiche che gli succiedettero al povero Pidocchio se tra lo quale non vele posso contare tutte che se nò nolla finiamo più.
Quello che vi posso dire è che ricapitò pure nelle cianfe di un piscatore un picca miopo che selo voleva cucinare racanato como una lice e che venette salvato da un cane.
Poi fose pure restato dai carbonieri quasi che gli aveva scasciato la capo a un amico di nome Uggenio e alla fine ritrovò la Fata Porchina ch’era buggia che aveva morta.
Ecquì il signor Pollòdi mi deve spiecare perchè quando Pidochhio diceva buscie gli usciva il naso di pippa e invece alla Fata Porchina che aveva fatto l’abbabbiata della morte non gli uscì manco un frunchio...
Ogni modo la Fata gli facette giurare Suddio che dorina vanti si comportava come si deve, poi lo facette mangiare a strafottere e lo mandò alla scola. Ma Pidocchio era un pupazzo veramente pernicioso che non gli bastavano tutti i cipierni che aveva preso e sene scappò unaltra fiata con un amico di nome Lu Cignolo che solamente Dio sape percheccazzo si chiamava così.
Camina e camina tutteddue arrivarono al paese dei Babbalocchi dove non ci stanno nè le scole nè la fatia, alla quale Pidocchio dicette: illa! Questo è un paese che mi piace e di acquì non mene vado più manco se ci viene San Pizzetto.
Ma, abbotta di stare senza studiare, tutteddue l’amichi diventarono due ciucci con tanto di recchie che apposto della voce gli usciva il ragghiamento. Allora Pidocchio fatto a ciuccio venette cattato da uno del circolo questre che abbotta di fargli fare zompi e scorcitombole gli facette spezzare la fibbia e il pirone di un’anca di cui rimanette zoppo e claudiocante. E datosi che come ciuccio non baleva più, gli taccarono una pesara in canna e lo sculappiarono ammare. Ma noè finita che i pesci si rosicarono tutto il ciuccio e di dentrovia uscette arreto Pidocchio fatto a pupazzo comera prima, ma però non si potette salvare subbito perchè venette gnottuto da un Pesce Cane più grande di un bastimento.
Ecquì ti voglio che il signor Pollòdi non si ha fatto bene i conti che dentrovia alla panza di un Pesce Cane noè possibbile che qualche duno pote campare essendo che si muore spissiati o puramente digeruti e spurgati ammare dinculo. Ma invece infaccia al libbro stà scritto che nella panza di quello Pesce Cane Pidocchio ci trovò a dirittura tànosa Ciappetto la quale si trovava allì da un paro di annetti e si aveva sestimato più meglio di casa sua che teneva pure la luce impicciata e la banca conzata.
Basta, comocazzo sia sia, tane e figlio sene fuggirono din bocca al Pesce Cane e arrivarono atterra coll’aiuto di uno Scumbro che seli caricò in cueddo.
Giungiuti arriva vedettero la casa del Zuzzovivo Parlante che non si capesce bene comocagno si trovava allì e si sestimarono per qualche mesotto.
E mi vuole dire il signor Pollòdi comè possibbile che il Zuzzovivo prima aveva morto e gli aveva comparito a Pidocchio sotto forma di anima, eppoi si addiventa unaltra fiata vivo e vegetale?
E poi, vi pare giusto che quello, doppo che si aveva buscato una botta di martieddo, ti fa trasire Pidocchio accasa sua e gli dà pure a mangiare ebbevere? Che se avrebbi stato io quello Zuzzovivo poco poco gli avressi serrato le gambe a quello priso di pupazzo.
Ma finalmente Pidocchio mettette la capo apposto e principiò a fatiare e puramente s’imparò a leggere e scrivere. E la verità, quando che a mestro Ciappetto gli venette una freve terzana, gli andava cattando il latte ogne giorno che lo facette sanare.
Ma nel fammentre che le cose si stavano giustando un picca, venette la signora Cozza Monacella dicendo che la Fata Porchina stava malata grave e non teneva monete per le medicine.
E sicuramente pure questo era un filmiluce, datosi che le fate sono maggiche e non cè bisogno di pinnoli essupposte per sanare, ma Pidocchio si dispiaquette e gli mandò quaranta sordi che seli aveva cucchiati per cattarsi una giacchetta nuova.
Allora la Fata Porchina gli facette fare un suenno che gli comparette lei medesima dicendo che lo perdonava di tutte l’eputtanate che aveva combinato e quando si discetò, Pidocchio si accorgette che si aveva diventato un piccinno vero di carneosse e che la povera casa si aveva straformata a un partamento di lusso mobbigliato e redato.
Alla fine gli domandò a mestro Ciappetto cheffine aveva fatto il pupazzo di tavola che prima era lui e Ciappetto celo facette a vedere, la quale stava assettato sobbra una seggia comesia tutto disconocchiato. Allora si mettette a ridere dicendo: è proprio vero, quando ero pupazzo ero proprio un’imberda.

 

© Francesco Indini 2010