Coco Lafungia


Caro fratello
devi sapere che io e moglierima insieme a comparima Cabriele Pizzadisio abbiamo deceduti che ci facevamo Pasquone appunta ammare imbero a Torrecavallo. Di cui le due femmine si hanno mettute a preparare il mangiare di prima matina tre taielle di pastafforno due patelle di porpette uno stanato di braciole di pulledro col pipo e trequattro puddiche per contorno e taccosì ci abbiamo careggiato tutto sopra al sciarabà che datosi che la dammiggiana del vino non ci cacciava comparima Cabriele se l’ha tenuta imbrazzata a cautela che non si boccava ai ributti della strata.
Come che abbiamo giungiuti imbero alli scogli siamo pascolato il cavaddo in faccia a un pedicone e noi ci abbiamo sestimati colle mante a terra e tre quattro umbrelle per il sole e benomale che nele avevamo portate datosi che si ha messo subbito a piovicolare.
La quale comparima è detto mediatamente che datosi che non abbiamo acchè fare che ci mangiamo qualche cosa? E manco quello aveva fornuto di parlare che già si avevano uscite le patelle delle mappine scoppolati i tampagni e acchiappate le forcine che se non ti maneggiavi a pigliare una porpetta ti arrivava una forcinata sul torsolo della mano che manco se aveva un mese che stavamo addiggiuno e nel fammentre la dammiggiana discendeva dimisura manco se era filata e perdeva di qualche vanda.
La quale non erano manco le ore undici e nel mentre l’altra aggente stava giungicolando per cominciare il Pasquone noi ci avevamo fottuti tutte cose e puramente la dimigiana di cui comparima è principiato a strulicare dicendo che dovevo portare quella più grande almeno di trenta litri che quando è festa è festa e chi sene fotte.
Basta comocazzo sia caro fratello si ha adocchiato passando un pescaiolo che andava vendendo cozze di Taranto la quale nele abbiamo cattati una zoca e nela abbiamo sculappiata alla crutele.
Fratello mio carissimo manco le abbiamo spicciate che madiatamente hanno principiati incerti dolori di ventre che ci stortigliavamo como serpi, e siamo fatti attempo di arrivare a casa che hanno principiate cacaredde affiume che non stagnavano più.
Senza che tela tiro allungo moglierima è mandato chiamando il dottore che come mi ha visto il giallore che avevo fatto alla faccia nemmeno una zafarana è detto che devi andare subito allo spetale quasi che tieni la patite evirata.
E taccosì ci abbiamo recuperati allo scompartimento dell’isolazione e datosi che stavamo di coste con comparima io ne sono profittato che gli difrescavo i defunti a testa e croce che ci colpava lui che era cattato le cozze quasi che è un gordio e sgorrotto.
Ogni modo mò la patite mi ha passata e sto bene come pure spero di te e ti giuro sull’osse del buonanima di nonnoma che di mò avanti le cozze non mele mangio più manco racanate.
Ti saluto morto.
Tuo fratello.

COCO LAFUNGIA

 

© Francesco Indini 2010