Coco Lafungia



Caro fratello
ti scrivo della Crecia e precisamente da Tene dove mi trovo e mò ti conto comè stato.
Devi sapere che ho sempre tenuto l’ospilo che mi facevo un viaggio colla nave a datosi che mò non mancano le monete io e moglierima abbiamo deceduti che facevamo una crociata col bastimento che si parte di Brindisi e si ferma Appireo. Eddera stato più meglio che mi avevo menato di soprabbasso che le minchiate che siamo ricapitati non tieni manco l’immaginazione.
Già mentre che stavamo salendo abbordo del Creco l’uccoli di moglierima parevano la sirena della nave essendo che quell’imberda di scaletta iondoleggiava come sia che era di molla che se non ti guantavi ai manutengoli tene zompavi fuorivia e nafracavi subbito subbito.
Ma poi avvetere che ci stava tant’aggente ci abbiamo tranquillati e ci abbiamo infacciati al ballaturo di puppa nel mentre che la nave parteva e si lontanava della banchina che manco abbiamo passati del canale Peconati che io mi ho principiato a sentire rozzolare sopra e sotto il riso patanecozze che mi avevo fottuto prima della dipartita.
Eccome che abbiamo usciti delle Petagne ho principiato a rovesciare affiume che parevo la fontana Dionisi di basso alla marina quella che gli esce l’acqua di bocca e il più peggio era che sottovia al ballaturo si trovava propio il comandante del quipaggio colla divisa bianca.
Finalmente ha venuto un marinaio che ci è compagnati alla gabina dove che mi è dato un pinnolo che mi è fermato i cognati di vomito e ci è detto stendetevi sobbra alle cucciolette che vi sentite più meglio.
Ecquì ti voglio che quella cazzatora di cambasella non si stava ferma e si declinava come un’artalena e datosi che le cucciolette stavano una sobbra l’altra como baugli mi toccava salire con una scaletta a paioli di fierro di cui ho tuzzato in faccia al digitone del piede che melo ho spinolato e le biasteme le hanno intese di Brindisi.
Finalmente mi ho stendecchiato e ho rimasto a tipo Brugnola che ci mancavano solamente i lampini fino acchè ha suonata la sirena che significava che dovevamo andare a mangiare. Alla quale ho andato zoppeggiando fino al parete dove si trovava una finestra rotonda e come che la sono aprita per pigliare un boccone daria mi ha arrivata una scaricata dacqua salata che di poco mi infocavo come un sorge.
Diosape como abbiamo arrivati al cambarone dove che ci stavano tutti i tavolini giustati ecquì ti voglio che come hanno portato il mangiare ho andato per forcinare e sono forcinato la banca essendo che il piatto sene fuggiva di sottovia mentre che il tavolino si berticava della vanda di moglierima che si ha ricevuto tutti gli spachetti dentro la scollatura. Chè ti devo dire che non ho potuto vacare manco un picca di vino che quell’imberda di bicchiere non si stava fermo?
E dopo la cena terminata alla digiuno si ha presentato il comandante dicendo che tutti dovevamo andare nel salone di coste che c’era la festa e dovevamo ballare come sia che fino a tando ci avevamo stati fermi. Qui hanno successe cose di non credere che pareva la fiera di Culopazzo dove che una banda di disgraziati ti tuonava le recchie con trombe e tamburri nel mentre che qualche coppia faceva il ballo del terloggio di scivolando a massa prima tutti di una ripa e poi tutti dell’altra a secondo del boccheggio della nave.
E ci ha stato puramente un menchialire che è sbagliato direzione e datosi che non è frenato attempo si ha ficcato dentro un blò che è rimasto colla capo fuorivia allaperto che non sene usciva più essendo che teneva le recchie di ciuccio. Finalmente ci abbiamo ritirati nelle gabine per dormire la quale io sono bitovato che prima che mi corico mi faccio una rinata di cui il cesso pareva una casciaforte brindata dove che ho rimasto trappolato che non sapevo uscire più che ha venuto il comandante che mi apriva con una chiave speciale che si chiama passaverdure.
Basta tutta la notte io e moglierima abbiamo rimasti coll’occhi aperti e colle mosse di stomaco tutti ronchiati nelle cucciolette che facevano dilindilò specialmente la mia che era quella di sobbra.
Il cramatina propio quando che mi avevo un picca appassolato è suonata la sveglia e datosi che mi credevo che stavo a casa mia mi ho fottuto di soprabbasso che mi ho disconocchiato in faccia alla mattonata di fierro.
Comocazzo sia sia abbiamo arrivati Appireo dove che salutando il comandante gli sono difrescato i defunti a lui e a quella cetilena di nave che manco Rocco Cannone e gli sono detto a moglierima che a ritorno non fà niente che facciamo il giro di Marco Pollo ma però cene andiamo col treno.

Ti saluto con un braccio.
Tuo fratello

COCO LAFUNGIA

 

© Francesco Indini 2010